©

Giovanni Farina si considera un uomo qualunque, semplice, normale; non possiede titoli accademici, non ha fatto esperienze culturali, se non quelle legate al costante e ininterrotto studio da autodidatta. Non si ritiene e non desidera essere considerato un intellettuale, non vuole impartire lezioni di vita o di condotta morale ad alcuno, scrive per amore delle lettere e della letteratura (ha scritto un saggio, Come nasce la passione per la scrittura, inserito nel suo libro “Racconti naïf e altri scritti.2”), e perché, come sostiene lo scrittore Paul Auster, ”Scrivere libera la mente, e anche dalla sensazione di solitudine che spesso ci attanaglia...”, ma, aggiunge il nostro, scrivere aiuta in modo particolare (come esortava Socrate) a conoscere meglio se stessi e anche gli altri.
Farina ama le opere di Dante Alighieri, in particolare, forse smisuratamente, la Divina Commedia, dalla quale, studiandola, ha appreso di etica, di morale, di psicologia, poesia, teologia, di filosofia, storia, pedagogia e molto altro. Come si può leggere in esergo, Farina non scrive per essere pubblicato, ma per esprimere il suo pensiero e le sue idee sugli argomenti e le tematiche più diverse e disparate: quelle attuali e meno attuali. Ed è ovviamente contento se le sue idee e il suo pensiero possano essere condivisi, e anche criticati. Vi chiederete: ma se i suoi scritti non vengono pubblicati, come e chi potrà criticarli? Sostiene, senza alcuna retorica, che la scrittura lo fa star psicologicamente bene e gli basta. È pure convinto di non essere un grande scrittore, e di avere, in virtù della sua veneranda età, poche probabilità di poterlo diventare.
Giovanni Farina si è formato sulla strada (in quello che nell’immediata periferia di Palermo diverrà il “famigerato” quartiere Brancaccio), on the road, come direbbe Jack Kerouac; ha viaggiato molto, moltissimo, anche perché ha lavorato nelle Ferrovie Italiane; è stato e ha visitato moltissime città italiane e alcune delle più belle capitali europee.
S’interessa di politica, ma non ha barriere ideologiche, non è di destra né di sinistra, e nemmeno di centro. Questa sua scelta, o auto-collocazione, non deve però sembrare distaccata o qualunquistica: politicamente (e idealmente) dà il proprio consenso a chi governa bene e con onestà (← intesa anche intellettualmente), operando per il bene dei cittadini e il progresso del suo Paese, l’Italia. Ma, attenzione, a scanso di equivoci o false interpretazioni del suo pensiero, diciamo che egli non si accosta a questo o a quel partito, a questa o a quella “corrente” politica supinamente, ma dà il voto dopo attenta riflessione e rigorosa ponderazione, in base ai suoi principi morali, etici, ideologici e culturali; dà il suo consenso e approva chi, dopo il voto, dovesse andare al governo del Paese, dimostrando, come già detto, di lavorare onestamente e con intelligenza politica e civile, per l’evoluzione e il progresso dell’Italia, in tutti i campi, settori e articolazioni.
Il suo costante, mai sopito, desiderio è stato ed è quello per il sapere e la conoscenza.
Spirito libero e indipendente, non ha mai chiesto supporti né raccomandazioni, mai chinato alle lusinghe o alle minacce di taluno. Ama la libertà, l’uguaglianza, la libertà di pensiero e d’espressione, la legalità, l’arte. Appassionato e amante della musica, in particolare di quella classica e jazz; quest’ultima perché espressione del popolo afroamericano. Ama e rispetta la Natura, e indistintamente tutti gli animali per la loro “innata lealtà”, ha scritto pure un libro su di essi, dal titolo “La mia famiglia…di umani (Autobiografia di una gatto”), di recente nel Web.
Il nostro pratica lo sport della corsa, ed è pure un patito del tennis, il ritiro di Roger Federer di qualche anno fa gli è dispiaciuto immensamente,
Giovanni Farina nasce nel 1946 a Palermo, in un giorno di martedì, e dicono pesasse oltre 5 chilogrammi. L’Italia era ancora sotto le macerie della Seconda guerra mondiale. Iniziava quel fenomeno demografico che doveva passare alla storia col nome di baby boom. Cioè, l’esplosione delle nascite avvenuta nel Secondo dopoguerra.
Fatto piuttosto singolare, Farina nasce il 29 maggio del 1946, lo stesso giorno in cui, nel 1265, nasce Dante Alighieri (forse è questo il motivo della sua passione per le opere del Sommo Poeta). E poi perché “fatto… singolare”? Se andiamo indietro dei canonici nove mesi di gravidanza della madre, ritorniamo al 29 agosto 1945. Non vi dice nulla questa data? Una ventina di giorni prima, il 6 agosto 1945, gli Stati Uniti sganciavano la prima bomba atomica della storia, sulla città giapponese di Hiroshima, e, tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, una seconda su Nagasaki (ciò anche in risposta allo smacco subito dalla flotta navale degli USA a Pearl Harbor, alcuni anni prima). All’incirca è quello il periodo in cui i genitori di Giovanni Farina “decidono” del suo concepimento. Egli, infatti, nasce nove mesi e alcuni giorni dopo quella tremenda iniziativa degli americani, come è stato detto, il 29 maggio 1946.
Giovanni Farina, dunque, è stato concepito nel primo, terrificante “evento atomico” verificatosi sulla Terra. Ebbene, se la sua nascita è stata dichiarata in ritardo, come spesso usava fare a quei tempi, facendo bene i calcoli il suo concepimento è avvenuto poco dopo il lancio della seconda bomba atomica, quella su Nagasaki.
Cosa può significare questa coincidenza? Nulla. Ma non possiamo esimerci dal riflettere e considerare ciò che la scrittrice Susanna Tamaro ha scritto nel libro autobiografico Ogni angelo è tremendo, dove, nel porsi le domande: “Dove si nasce?”, “Da chi si nasce?” e “Quando si nasce?”, si chiede se “Non sia racchiuso in queste tre domande uno dei grandi misteri che avvolge la nostra vita”. Noi, relativamente al terzo quesito, “Quando si nasce?”, diciamo che un individuo non può non risentire del clima sociale, psicologico, sentimentale, politico, economico nel quale hanno vissuto i suoi genitori: prima, durante e dopo il suo concepimento e la sua nascita. Tutti elementi che possono, in una certa misura, “intervenire” su quella che sarà o potrà essere la “direzione di vita” di una persona, e influenzarla fino a condizionarla in modo più o meno intenso ed elevato.
⬇️
***

(…) Ma, a proposito di “età”, faccio notare che nel sottotitolo, oltre a quello dell’infanzia e dell’adolescenza, è compreso e raccontato anche il periodo di una parte della mia “giovinezza”. Solo di una parte non per reticenza, ma perché, dopo tanti anni, la messa a fuoco non è più quella giovanile, i particolari di ciò che in quella giovinezza si è vissuto sbiadiscono. Dunque, bisogna ammettere che senza volerlo la giovinezza - e qualsiasi altro periodo passato della propria vita – scrivendo, la si ricorda in modo diverso da come si è realmente vissuta, e in merito ci viene in aiuto il grande scrittore colombiano, Gabriel Garçia Marquez, che ha avuto occasione di affermare: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda nel raccontarla”.
ANTEPRIMA SAGGIO
Quando compongo una poesia, sono animato soltanto ed esclusivamente da ciò che interiormente, nell’anima, mi ha ispirato e indotto a scriverla, ovvero: il bisogno di esternare ed esprimere il mio pensiero (quello del momento) i miei sentimenti, le mie idee, l’emozione (quella dell’istante), l’angoscia, le sensazioni suscitatemi e che sto provando verso un fatto, una persona, un paesaggio, un’ingiustizia, una prepotenza, una meraviglia della natura, il maltrattamento della stessa o di un animale, un obbrobrio commesso dall’uomo o una sua nobile azione, ciò che di bello e buono o di brutto avviene nel mondo.

Anteprima
Quello che segue, in carattere corsivo, e che mi pregio di trascrivere, è il commento della scrittrice Anna Ghilardi di Cologne (Brescia), autrice di bellissimi romanzi, come “Scelte di vita”, “Il nastro delle margherite” e molti altri che ho avuto il piacere e l’onore di leggere e apprezzare, commento che Lei ha scritto dopo aver letto il mio libro “Racconti naïf e altri scritti2”. G.F.
“Tanti racconti che appassionano, incuriosiscono, divertono, informano. Un grande lavoro dietro a questo libro di racconti, in cui si percepisce la passione per la scrittura, ma anche quella per la lettura, che sta alla base di chi scrive. Tra i miei preferiti posso citare "Antonio Bembo in Germania" e “La corriera di don Peppino", ma più di tutti ho amato il commovente "In ricordo di Sisì", dedicato alla gatta scomparsa. Complimenti a Giovanni Farina per la bravura e la passione che lo contraddistinguono, e…continui sempre a scrivere.
Anna Ghilardi



Anteprima
In merito alla recente pubblicazione (in auto editoria) della mia raccolta di poesie, dal titolo “Pessimismi”, mi pregio comunicare, che una persona di grande levatura morale e intellettuale, il docente, poeta e amico Angelo Giambartino, che sentitamente ringrazio, mi ha fatto l’onore di aver dedicato, a commento della raccolta sopra citata, le parole che trascrivo qui di seguito. G. Farina.
“Pregevoli davvero le tue poesie, Giovanni. Dense di umori escatologici ed ecologici, di un amore pretto e immarcescibile. Non ve n’è una che non sia necessaria, che non nasca da un’esigenza interiore, da una cogenza dell’anima. Un lievito di rara umanità le estolle, un nobile sentire; le irrora un raffinato verseggiare, mai lezioso o esornativo. Grazie per i bei versi che mi hai dedicato. Li farò incidere, gli ultimi quattro, sul diaspro fragile del vento, per quando più non ci sarò”. Angelo Giambartino .

Come la lettura di un libro può influenzare, fino a condizionarla, la vita di un uomo o di una donna, nel caso di questo racconto, di una donna.
“Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"
*****
UN FATTO TOTALMENTE IMMAGINARIO, MA CHE RIGUARDA LA REALTA', LA LIBERTA' DI CRITICA, DI PENSIERO E DI ESPRESSIONE.


Considerazioni sul più grande tennista di tutti i tempi, il più grande sicuramente sul piano del gioco e dello stile.

Breve storia della gloriosa emittente radio, operante in FM negli anni '70, a Palermo.
©